Perdonate la latitanza, ma è stato un periodo difficile.
Sono stata a giorni alterni colpita da una fastidiosa sindrome che già in passato
avevo conosciuto. Niente di grave, forse la conoscete anche voi.
Voi che vi scatenate in grandi entusiasmi alla partenza e al
primo passo cominciate a sbandare come dopo un paio di bottiglie di scotch. Voi
che avete trovato almeno una decina di compagni della vita nel corso delle
prime due ore di chiacchierata e al secondo appuntamento avreste voluto
simulare un attacco di alitosi acuta. Voi che trovate il lavoro dei sogni e
alla firma del contratto valutate la vantaggiosa opportunità di andare a raccogliere
fragole in Danimarca.
Voi, come me. C’è un nome per questa sindrome: è la sindrome
da finalizzazione dell’acquisto. È sentirsi, per una quantità indefinita di
tempo, come in quel momento. Quel momento in cui compri un biglietto aereo, un
libro o un’insalatiera on line e un simbolo, generalmente rosso, ti invita a
cliccare su: ACQUISTA.
“Acquista” è l’emblema del non ritorno. È la richiesta di certezza
in tempi di precarietà. E’ lì che ammicca, dando per scontato che tu sia sicuro
della tua scelta. Ma in quel momento, nell’istante prima di cliccare, mille
dubbi ti assalgono. “Avrò messo l’indirizzo giusto? La data è quella corretta?
Avrò soldi sulla carta? Siamo sicuri che voglio davvero partire? E se c’è una
tromba d’aria giusto quel giorno? Mi serve davvero questo leva torsoli che sto
ordinando? Mi chiamo veramente così?”.
E una volta entrato nel tunnel, “Acquista” ti segue ovunque.
Che si tratti di scegliere lo shampoo o di accettare una proposta di
matrimonio. Chi ti consola poi dice che solo i cretini non hanno mai dubbi. Che
mi fa piacere che mi considerino intelligente, ma in effetti ho sempre pensato
che il confine tra intelligenza e psicopatia sia piuttosto labile. Perché se
gli intelligenti hanno dubbi, i dubbi alimentano la psicopatia. Le persone più
intelligenti che conosco hanno anche delle serie turbe mentali. Virginia Woolf
sentiva “degli uccellini parlare greco fuori nel giardino”, per dire.
E quindi è stato un periodo di grandi scritte lampeggianti “acquista”,
questo appena passato. Ora mi aspetto che ne arrivi uno, per effetto della
saturazione del mercato dell’“acquista”, in cui si susseguiranno grandi slanci
decisionali, azzeramento dei dubbi e conseguenti tuffi in scelte improbabili.
Eh già, perché quelle poche volte in cui hai deciso che è
bello vivere senza dubbi e hai cliccato su “acquista” con un’inedita
risoluzione, hai tipo comprato un set di unghie finte borchiate invece che due
smalti. Hai comprato un volo per il giorno sbagliato, in cui preferibilmente
hai un impegno improrogabile. Ti è saltata una parola nell’indirizzo e quindi è
più probabile che quello che hai preso arrivi a Buenos Aires piuttosto che da
te.
Prima di correre a berci su, pensi che però è stato bello
cliccare senza indugio e cominci a farci l’abitudine. Sei diventato grande
quando puoi permetterti di sbagliare perché hai acquisito la serena
consapevolezza che:
L’errore è invisibile
agli occhi. Fino a che non premi il tasto invio
E poi con
quello che succede
In una storia come questa
Non è che ti può chiedere
Se sia la strada giusta
Ad ogni angolo, ogni semaforo che c'è
Lo so che non coincidono
Le previsioni e l'esito
Le obiezioni in merito
Le immagino però
Perché fermarsi?
In una storia come questa
Non è che ti può chiedere
Se sia la strada giusta
Ad ogni angolo, ogni semaforo che c'è
Lo so che non coincidono
Le previsioni e l'esito
Le obiezioni in merito
Le immagino però
Perché fermarsi?