Ripropongo questo post dell'aprile 2012, per un indispensabile update: un'affinità che mi era inspiegabilmente sfuggita, che troverete nel paragrafo in giallo. IL GRAN RIFIUTO
Durante una delle frequenti conversazioni sulla mestizia dei nostri tempi con la mia amica D., (compagna di riflessioni sui massimi sistemi, nonché di amare constatazioni sulla volatilità dei tessuti H&M), è venuta fuori un’inquietante analogia tra due drammi contemporanei: mancanza di lavoro e moria di uomini al di sopra del livello minimo di sussistenza.
Durante una delle frequenti conversazioni sulla mestizia dei nostri tempi con la mia amica D., (compagna di riflessioni sui massimi sistemi, nonché di amare constatazioni sulla volatilità dei tessuti H&M), è venuta fuori un’inquietante analogia tra due drammi contemporanei: mancanza di lavoro e moria di uomini al di sopra del livello minimo di sussistenza.
Ai fini della nostra indagine, procederemo quindi per fasi,
sottolineando i risvolti più interessanti.
FASE 1: LA SCOPERTA
Lavoro: trovi un annuncio; ad una superficiale analisi decidi che è
il lavoro che fa per te, cominci a sognarlo come il punto di partenza della tua
brillante carriera. Immagini quando dirai: “pensa, io ho cominciato così”. Ritocchi
il CV a seconda delle esigenze, invii e speri.
Vita sentimentale: trovi un ragazzo che potrebbe avere delle
potenzialità, fermandoti a quel meraviglioso
stadio delle apparenze,
che ti inducono alla ragionevole certezza che sia l’uomo della tua vita. Speri.
E per ogni evenienza prenoti una ceretta.
FASE 2: L’INCONTRO
Lavoro: ti prepari trionfalmente al colloquio. Fai la sciolta, ti
vendi anche le tre parole di cinese che hai imparato in Erasmus, ripeschi un corso fatto in terza
media per ricercare una certa coerenza con il lavoro in questione. Grandi
sorrisi, te ne vai pensando che è quello che vuoi. Sei sicura di aver fatto una
buona impressione.
Vita sentimentale: ti prepari trionfalmente
all’appuntamento/occasione in cui lo vedrai. Fai la sciolta, scegli una
sapiente combinazione di vestiti che dovranno sembrare casuali, fai sfoggio dei
tuoi più brillanti argomenti di conversazione. Grandi sorrisi, te ne vai
pensando che vuoi rivederlo e che lo rivedrai, perché c’è stato qualcosa/si è capito che vi piacete.
FASE 3: L’ATTESA
(Qui cominciamo con le analogie
evidenti, per cui la suddivisione appare superflua).
Entrambi potrebbero chiamare da
un momento all’altro. A chi ti chiede se aspetti una telefonata, visto che il
cellulare è diventato un’estensione della mano e che anche in caso di scossa di
terremoto ti assicuri prima che non sia la vibrazione del telefono,
rispondi dicendo che “è l’abitudine”. Ora, a seconda degli esiti, le fasi
successive possono essere due:
FASE 4-a: IL DUBBIO ETERNO
La telefonata non arriva. Dopo
aver passato in rassegna tutte le eventualità per le quali sono stati
impossibilitati a chiamarti, che variano dalla dissenteria ad un’improvvisa
tromba d’aria che gli ha portato via il cellulare e tutti gli altri mezzi di
comunicazione, arrivi alla lenta ma inesorabile constatazione, che prima o poi
tocca a tutte: “il problema sono io”. Il momento successivo è il più deleterio,
soprattutto per chi ha la sventura di raccogliere le tue confidenze. La tua
mente sarà occupata a tempo pieno da fantasiose ricostruzioni, che argomenterai con convinzione anche al gatto. Possiamo
individuarne una successione cronologica:
- Sono una mezza sega;
- Tutti gli altri erano più bravi di me, anche la signora delle pulizie / gli piace una strafiga- gattamorta che era lì quella sera- è fidanzato con una che non lascerà mai perché è molto meglio di me.
- Non ero abbastanza sicura/ non ero abbastanza attraente.
- Ero troppo sicura di me/ ero troppo certa di piacergli.
- Sono degli stronzi/ è uno stronzo.
Inutile dire che il ciclo di
opzioni si ripeterà più volte, ma la numero 5 resterà la tesi più accreditata
nel tempo.
FASE 4-b: IL VERDETTO
Opzione 1. La telefonata arriva.
(NDR Qui devo purtroppo proporre un ragionamento per assurdo, una
forzatura indispensabile per una lettura assoluta della realtà: cioè l’ipotesi
in cui ti comunichino che non sei stata presa per il lavoro, spiegandotene le
ragioni, e quella ancora più creativa per cui l’uomo in questione si faccia
vivo per spiegarti perché non vuole farsi più vivo).
Anche in questo caso, inquietanti similitudini
nelle motivazioni addotte:
- “abbiamo trovato un candidato maggiormente idoneo alla posizione”/ “mi sono innamorato l’altro ieri di un’altra”, che è la versione ufficiale di “stavo dietro a più ragazze e mi sono messo con la prima che me l’ha data”
- “abbiamo riscontrato l’assenza di alcuni dei requisiti per noi fondamentali”/ “Siamo incompatibili”
- “lei ha un eccellente CV e ottime esperienze, ma troppe per i requisiti richiesti. Preferiamo profili più bassi, ma che possano crescere con noi. Insomma, overqualified.” / il leggendario “MI INTIMORISCI”.
Opzione 2: IL GRAN RIFIUTO
Dopo che ti è stato opposto il gran rifiuto, amici e parenti cercano carinamente di consolarti. In genere si lanciano in sperticate lodi alla tua persona. Le opzioni sono due, dalle sottili differenze:
- Tu meriti di più
E' la versione più efficace. L'espressione "tu meriti di più" ti rende soggetto attivo della situazione e della celebrazione in atto, anche se un po' forzata. Ci credi un po'.
2. Non ti merita
Il contenuto è essenzialmente lo stesso di cui sopra, che "tu sei molto più-qualsiasi-cosa- di quel lavoro o di quello là". Ma la formulazione è ingannevole. Dopo un breve momento di confusione, il ritorno del raziocinio ti induce a pensare: " ma se dici che io sono tutte queste cose, perchè non mi vogliono?".
Eh già, perchè l'amara verità, che nessuno ammetterà, è che "non ti merita" in fondo è comunque "non ti vuole".
Opzione 3, aka CHI ME L’HA FATTO FARE
Ti hanno presa. Otto minuti
dopo la sensazione di conquista del mondo, sei assalita dai dubbi. Senti le dorate prospettive
di carriera/vita insieme sgretolarsi inesorabilmente. Ti senti già oppressa.
Secondo giorno di lavoro/secondo
appuntamento. Preferiresti fare la signora che distribuisce i ticket per l’ingresso
nei bagni pubblici piuttosto che interagire con i tuoi colleghi/ non avevi mai
notato quei segni dell’acne- e quel dito del piede storto- e “perché è così appicicoso”?
Ed ecco l’ultima, elegante e
coincisa analogia: “ Mò so’ ca**i”.
(Nota a margine: avendo a cuore
la naturale prosecuzione della specie e un'efficace evoluzione della
civiltà, l’autrice specifica che alcuni studiosi stanno elaborando l’originale
tesi per cui sarebbe possibile una terza opzione: essere felici di lavoro e
uomo. Tuttavia, è ancora al vaglio degli esperti; ad oggi non è possibile disporre
di una rilevante esperienza empirica a riguardo.)
Hahahahahaha, tutto verissimo!!!!!! Nonostante la mia vita sentimentale sia più congelata di quella lavorativa...io comunque all'opzione 3 non ci sono mai arrivata!
ReplyDeleteeheh, a me l'opzione 3 è capitata. Sono una specialista nell'espressione: "cosa ci faccio qui?"
DeleteGrassissime risate!!
ReplyDeletenooo... questo post è epico!
ReplyDeleteIo quando ero in cerca me ho vissuto i momenti più memorabili della mia vita!
sono stata una ragazza fortunata in amore...
ReplyDeletecerto ho preso un qualche bastone irto di spine sui denti, ma tutto sommato non mi lamento...
bel post, soprattutto la parte delle consolanti consolazioni a mio avviso
Grazie ragazze! Io invece sono furba..per ottimizzare i tempi, vivo sempre le fasi ricerca lavoro-amore insieme!
ReplyDeleteCiao! Seguo il tuo blog da un po' e mi piace molto. Ho pensato a te per questo "regalo", dai un'occhiata qui:
ReplyDeletehttp://giri-di-giostra.blogspot.it/2013/04/ho-vinto-1.html
Monica :-)
ahahahahha io sono cresciuta dentro il "non ti merita", dire che t capisco è riduttivo!!!!!!!!! penso che il mio tasso di identificazione con il tuo testo sfiori il 150% ahahahah. A parte devo riconosce che hai veramente superato te stessa con la "forzatura indispensabile" :)
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