Sono cresciuta in un ambiente
accademico che visto a posteriori è un’oasi felice: fricchettoni in libertà, impegno politico, la giusta dose di coscienza civica, molto idealismo, poco spirito
di competizione. Una guida pratica a come essere inadatti al mondo esterno,
insomma. Fino ad ora non avevo capito a fondo la portata della sua influenza su
di me. Fino a che non mi sono ritrovata nel limbo di quelli che oggi chiamano
simpaticamente NEET (Not in Education, Employment or training). Nella ricerca
del lavoro ho sempre seguito determinati
standard in cui quello che mi piacerebbe fare corrisponde anche ad un discreto
livello di coerenza etica e morale.
Poi è capitato, "quando meno me l’aspettavo”, un colloquio per una grande società di consulenza. Un colloquio di gruppo. Presa da mille dubbi esistenziali sull’opportunità di provare ad entrare in un circuito che nella mia personale top ten delle cose da evitare si batte il primo posto con la metropolitana di Napoli ad agosto e le vacanze a Ibiza, ho deciso di andare a vedere di che si trattava, nel vortice attuale del “non lasciare nulla di intentato”. In fondo, mi sono detta, il mio parere si fondava su supposizioni e rumors raccolti qua e là; pensavo che sarebbe stata un’occasione per superare o confermare un pregiudizio con un’esperienza diretta.
Poi è capitato, "quando meno me l’aspettavo”, un colloquio per una grande società di consulenza. Un colloquio di gruppo. Presa da mille dubbi esistenziali sull’opportunità di provare ad entrare in un circuito che nella mia personale top ten delle cose da evitare si batte il primo posto con la metropolitana di Napoli ad agosto e le vacanze a Ibiza, ho deciso di andare a vedere di che si trattava, nel vortice attuale del “non lasciare nulla di intentato”. In fondo, mi sono detta, il mio parere si fondava su supposizioni e rumors raccolti qua e là; pensavo che sarebbe stata un’occasione per superare o confermare un pregiudizio con un’esperienza diretta.
Prima lezione: i pregiudizi a
volte sono una salvezza. Dovremmo lasciarli lì tranquilli, non c’è mica bisogno
di affrontarli ogni volta. Peraltro, molto spesso i pregiudizi possono
risultare deludenti, come nel mio caso. I miei, in confronto alla realtà
effettiva, erano fiorellini e ricami rosa.
Andiamo con ordine.
Andiamo con ordine.
Partecipanti al colloquio: divisa d’ordinanza. Giacca e cravatta
per i ragazzi (a tal proposito, rilevante conversazione telefonica con amica C:
“già c’è qualcun altro?” IC: “si, ma mi sembrano vecchi in realtà” C: “eh, ma è
tipico di quelli di economia”), tailleur e tacco 12 per le ragazze. Borsa
variabile da Hermés Louis Vuitton fino ad una banalissima Armani Jeans. L'odio gratuito a primo impatto di
IC si concentra subito su una ragazza napoletana, notevole per una chioma
bionda con una tonalità ugualmente intensa a quella del nero delle
sopracciglia. Ha reso IC fiera di suoi pregiudizi (vedi sopra) con un’unica
frase: “ieri sono stata dal parrucchiere,
perché io in genere sono riccia, però sai, il liscio è più formale”. Non si è fermata qui, pensando bene di avvertire
tutti, convinta della sua travolgente simpatia, che prima di entrare doveva
“spegnere tutto quello che ho”, sfoggiando Iphone, Ipad etc etc. Il suo ruolo era quello della sciolta e
disinvolta che, con la scusa di fare conversazione
perché-sono-solare-intelligente-brillante indagava neanche troppo discretamente
sulle caratteristiche della concorrenza. In generale, erano tutti simpatici
come le calze smagliate appena arrivate ad una festa. E' poi verosimile
pensare che odiassero indistintamente IC per l' atteggiamento di chi affrontava
la giornata con lo stesso pathos con cui si affronta un giro al supermercato.
Colloquio: il primo step è la presentazione dell’azienda. Un tripudio di termini inglesi sparati
a caso, perché, you know, “siamo una delle prime multinazionali mondiali”.
Segue disegno della PIRAMIDE AZIENDALE.
Volti che si illuminano. In pratica, è molto facile
fare carriera se ti fai un mazzo così dal primo giorno ed è molto facile
guadagnare bene. Detto in parole loro: “è chiaro che poi saranno solo le
RISORSE PIÚ
PERFORMANTI ad avanzare”. IC avverte fisicamente il delinearsi sul volto dell’espressione : “cosa c***o ci faccio
qui?”, alternata ad entusiasmo per l’esperienza sociologica in
atto. Volendo tralasciare il fatto che risorsa performante letteralmente non
significa una beneamata mazza, ma cos’è? Una recita caricaturale organizzata da
un centro sociale? Siamo in un romanzo di Orwell e non ce ne siamo accorti?
Segue prova di logica e
matematica, alla quale IC sarà bellamente segata in tronco, più prova di
inglese. Per dimostrare che “l’azienda conferisce un’importanza assoluta
all’inglese”, il tenore della prova è: scrivi il nome del personaggio che sta
parlando.
“Hi, I am Jon”
“Sorry, can you spell it?”
“J-O-N. Not J-O-H-N”
“Alright”
“J-O-H-N is wrong. J-O-N is right”
Alla fine delle prove, IC capisce che non sarà mai una risorsa performante quando i suoi colleghi si dimostrano agitatissimi
per il test di inglese e non fanno una piega per quello di matematica, al quale
IC probabilmente avrà risposto bene, e non senza fatica, solo a “2+…=10”.
Gita negli uffici: IC ha avuto la preziosa possibilità di fare
visita agli uffici interni, grazie ad una talpa, amica Y che ci lavora
(responsabile anche dell’avventato invio del CV di IC). Ufficio pare peraltro
una parola azzardata. File sterminate di cubicoli con postazioni computer
debitamente separate da quelle laterali; risorse performanti ovunque, in divise
blu/nere. Un colore manco a pagarlo. Macchinetta del caffè assediata da risorse performanti. Amica risorsa
performante Y mi spiega che all’interno del computer c’è una specie di chat che
controlla tutte le attività, nonché l’ orario di accesso. Alcune
risorse performanti si lamentano dei ritmi di lavoro, ma poi convengono che “è
un’azienda importantissima, è una fortuna lavorare qui e si può lavorare per la
promozione”. Una risorsa performante amica di risorsa performante Y, ricordando
con aria sognante il suo colloquio, elargisce consigli a IC sul comportamento
da tenere al colloquio di gruppo, invitandola a fare da moderatrice, mettendosi
in mostra, ma senza prendere posizioni nette. Per fortuna IC non ci è mai
arrivata al colloquio di gruppo.
Ora, capisco che probabilmente è
una visione un po’ parossistica della faccenda, ma ho trovato davvero tutto
molto avvilente. L’assoluta spersonalizzazione di ragazzi in gamba costretti a
mascherare l'insoddisfazione dietro ad un’ idea di “fortuna”
etero-imposta; l’ipocrita convenzione di vestirsi di tutto punto per passare la
giornata in un metro quadro; la logica malata del colloquio di gruppo per cui
per vedere riconosciute le tue capacità devi sentirti migliore degli altri in
una gara faccia a faccia a chi ci riesce meglio; sacrificare la propria vita
sociale a 25 anni per fare gli straordinari fino alle 10, per “performare” di
più.
Probabilmente, il mio è un mondo ancora troppo
dorato, viziato da pregiudizi e dall’ingenua idea che non si debba sacrificare
per forza la passione con cui hai animato i tuoi studi; forse tutto ciò
si sgretolerà con un vero bagno nella
realtà Ma a prescindere dalle ambizioni, dalle aspettative e dalle scelte
dipendenti dal libero arbitrio di ognuno, voglio sperare che nessuno debba
mai ridursi ad essere lusingato nel
sentirsi definire “una risorsa performante”.
Il cerchio della mia
introspezione sociologica nel mondo performante si è chiuso con questo passo
letto nel viaggio di ritorno, tratto da “Mondo Nuovo” di Aldous Huxley:
Perché il nostro mondo non è il mondo di Otello. Non si possono fare
delle macchine senza acciaio e non si possono fare delle tragedie senza
instabilità sociale. Adesso, il mondo è stabile. La gente è felice; ottiene ciò
che vuole e non vuole mai ciò che non può ottenere. Sta bene; è al sicuro, non
è mai malata; non ha paura della morte; è serenamente ignorante della passione
e della vecchiaia; non è ingombrata da padri , né da madri; non ha spose, figli
o amanti che procurino loro emozioni violente; è condizionata in tal modo che
praticamente non può fare a meno di condursi come si deve.
Cosa darei per essere una "risorsa performante"! :D
ReplyDeleteComunque mi hai fatto venir voglia di leggere il "Mondo Nuovo"! Il brano che hai scelto è bellissimo e mi ha quasi commosso! :)
Si, Anto, devi leggerlo, credo che ti piacerebbe molto! E se pensi che è del 1932, tti dà i brividi per quanto è attuale
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