Sunday 10 March 2013

Adolescenze anni 2000: (d)anni di transizione



Tornando a parlare di cose leggere: siamo una generazione sfigata. 


La riflessione è partita qualche giorno fa dal treno, come sempre. Sedute accanto a me, un gruppo di quindicenni che conversavano in allegria. Oscillando tra la tenerezza per i ricordi e la sorpresa per le novità, la mia prima constatazione è che certe cose non cambiano mai: il volume delle adolescenti nel mondo e nei secoli è sempre bloccato sul massimo.
Insomma, la frase clou è arrivata così: “Se lui non mi tagga, io non lo contatto su whatsapp”. Cose che ti fanno sentire di aver avuto 15 anni nel mesozoico. Ma in fondo, solo una decina d’anni fa ero come loro, anche se probabilmente avevo un giubbino di jeans e dei pantaloni lilla. (e già un’altra misura dell’invecchiamento: 10 anni fa sembra poco). Comunque, non voglio giudicare se sia meglio o peggio; non sono mai stata una nostalgica del passato, perché credo che ogni generazione sia figlia del suo tempo. E sono ancora abbastanza giovane per ricordarmi quanto odiavo quelli che dicevano che l’esame di terza media era una cazzata. Figuriamoci poi se posso essere nostalgica del mio, di tempo dell’adolescenza. No, perché, focalizziamoci sui nati tra l’83 e l’88. Quelli di dopo hanno trovato già il mondo cambiato da internet e dalla tecnologia. Quelli di prima sono cresciuti senza, e pace; poi erano già abbastanza adulti per adattarsi. Noi no, noi a cavallo dei cambiamenti, in piena adolescenza. Abbiamo preso il peggio della generazione di prima e di dopo. La sorpresa della novità di chi ci precedeva , unita alla convinzione di saperla gestire di quelli di dopo.

Una generazione di transizione, e si sa che la transizione può produrre danni irreparabili.
Ad esempio, la scrittura bimbominkia l’abbiamo inventata noi: perché con i cellulari a mattoncino e quando la wind non esisteva, e per chi ce l’aveva, internet  a manovella, bisognava risparmiare sui caratteri per far entrare tutto in un solo messaggio. Quindi, cari coetanei che prendete in giro sdegnati gli adolescenti, ricordate che dietro ad ogni “exere” di oggi c’è un vostro “xké” di dodici anni fa. Poi ci sono i quasi 30enni che ancora evitano le vocali come se fossero contagiose, ma quella è un’altra, triste,  storia. 

Noi,  gli sfigati della transizione, abbiamo dato il via ai primi timidi approcci di conoscenza virtuale. Si dice che oggi i ragazzi si conoscono su facebook, che non c’è più magia, che sanno già tutto l’uno dell’altro.  Bene, sappiate che nei pazzi anni 2000, non sapevamo niente ma comunque, nel fascino del nuovo, si utilizzava l’unico mezzo tecnologico disponibile: il suddetto cellulare a mattoncino. Perché, esattamente con la stessa facilità con cui ci si scambia il contatto facebook oggi, ci si scambiava il numero di cellulare, che oggi fa tanto vintage. E capirete che non è proprio la stessa cosa.  Ancora ricordo storie eclatanti di numeri fatti a caso da cui si sperava potesse scoppiare amore eterno. Ora, con facebook succede che vedi una persona, studi il profilo e decidi che magari non è il caso. Che è superficiale, senz’altro, ma pensate che a quel tempo no, questa era una decisione successiva all’incontro, in cui si poteva scoprire che faceva sommo abuso di gel così come di sostanze stupefacenti. O che indossava quelle terrificanti maglie rosa seconda pelle così di moda. (Dite che ancora oggi…?? Vabbè basta rigirare il coltello nella piaga)

I 15enni di oggi saranno anche più smaliziati- voglio dire, Cioè è stato sostituito con Yahoo answers, non mi pare un grande progresso- ma si svelano tramite l’ardita richiesta di amicizia. In risposta, una ragazzina con  media dose di razionalità vede chi è lo sconosciuto, si fa un po’ di fatti suoi, eventualmente declina con un gesto metaforicamente potente: eliminazione. Nell’era della transizione, sebbene persistesse l’evergreen del “ciao bella, ti posso conoscere?” (e di nuovo, ieri ho appurato che ancora oggui...), in genere arrivava un sms da numero ignoto: “Ciao ti ho vista ieri al posto x. Sei bellissima, Ciao. RISP”. (A proposito, ancora si usa RISP? È un’altra delle preziose eredità lasciate? In ogni caso, non credo possa essere stato sostituito con qualcosa di altrettanto patetico). Ora, che cosa potevamo fare in  casi così? Ancora oggi non è stata inventato il blocco delle chiamate e sms da un numero (o no?). Non era meglio poi un piccione viaggiatore ante cellulare? Un classico foglietto sul banco: “ti vuoi mettere con me? SI o NO, metti la crocetta?”.

Disagi indelebili sono stati prodotti sulle giovani vite degli anni 2000. 

Una generazione che ha visto la vita ascellare dei jeans e il fior di culo nel giro di due anni. L’ascesa dei pantaloni bianchi aderenti, che Dio ce ne scampi. Il boom delle trousse Pupa senza tutorial di Clio.
Le prime macchine fotografiche  digitali si sono diffuse quando avevamo all’incirca 18 anni, quando cioè avevamo superato la fase 12-16 in cui tutti, chi più chi meno, sono dei conclamati cessi in via di definizione,immortalata invece con scatti unici e irripetibili. Costrigendoci così a creare un buco nero nei ricordi delle nostre vite dalla prima comunione fino al diciottesimo compleanno.

Abbiamo assistito ad un evento che ha fatto la storia, l’11 settembre, ma eravamo 14enni e impegnati ad abbreviare le parole per gli sms, quindi non ce ne siamo manco resi conto.
Poi dice che oggi siamo una generazione allo sbando. Cosa potevamo aspettarci da chi è stato testimone dell’ascesa di Gigi D’Alessio? Da chi ha ascoltato la sua prima canzone in una gita di seconda media? (scusate, un riferimento autobiografico che non posso ignorare). Da chi ha attraversato gli anni dello sviluppo in un Paese in cui Berlusconi era già un dato di fatto?
Conosco gente che come film preferito ha ancora Titanic, per dire.

Per cui, care adolescenti che oggi pensate di avere i problemi più grandi del mondo: fate bene a crederlo, come abbiamo fatto tutte. Non vi dirò che con il passare del tempo vi sembreranno cretinate. E nemmeno che vi vergognerete di aver ascoltato gli One Direction, prima di ballarli senza pudore quando saranno diventati vintage, come i Backstreet Boys oggi. Ma è bene che sappiate quante giovani vite sono state segnate per arrivare ai vostri smartphone e al vostro tag su uatsap. 

Quanto a noi, non possiamo che appigliarci ai pochi punti saldi rimasti degli ibridi fine anni ’90-2000: 







2 comments:

  1. facendo parte di quel quinquennio da te indicato 83-88... non posso che sottoscrivere in pieno ogni singola parola!!
    ricordo il primo cellulare, un alcatel... e ricordo il primo sms mandato, a un'amica... ciao XXX by Kanachan!
    E ricordo quanto le mie amiche fossero prese dai Backstreet Boys (io un po' meno)... quindi sì... forse le 12enni che sbavano dietro gli One Direction sono meritevoli di comprensione!!!

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    1. Io purtroppo non sono stata immune ai Backstreet Boys, anche se ho l'attenuante che non mi piaceva Nick Carter, ma Kevin (che all'epoca era considerato il "vecchio", tipo a 25 anni -.-')

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